Dopo il grande successo del suo romanzo Underground Railroad – che gli è valso, nel 2017, il National Book Award e il Premio Pulitzer per la narrativa – lo scrittore e giornalista newyorkese, Colson Whitehead, ha vinto, nel 2020, per la seconda volta il prestigioso Premio Pulitzer per il suo ultimo romanzo: The Nickel Boys.
Prima di lui, solo Booth Tarkington, William Faulkner e John Updike erano riusciti in questa impresa. L’attribuzione di questo premio corona Colson Whitehead come uno dei più grandi autori della letteratura contemporanea, che ha fatto della questione razziale negli Stati Uniti il cuore della sua opera e della sua lotta.
The Nickel Boys si ispira ad una storia vera, quella dell’Arthur G. Dozier School for Boys, una scuola disciplinare situata a Marianna, in Florida, che ha chiuso i battenti nel 2011. In questo luogo da incubo gli studenti – la maggior parte dei quali erano bambini Neri, poveri e svantaggiati – hanno subito le peggiori sevizie.
Per decenni tali abusi e violenze sono stati sistematicamente soffocati dalla scuola e dalle autorità locali. Ma un’inchiesta ordinata, nel 2008, dal Dipartimento di Giustizia della Florida, ha fatto scoprire all’America, con orrore, questo luogo di tortura e di morte. Ed è stato allora che Colson Whitehead ha deciso di farne un romanzo e di rendere omaggio ai bambini e agli adolescenti Neri detenuti e scomparsi in questo infernale istituto correzionale.
Elwood Curtis è un giovane di colore che desidera iscriversi all’università pubblica per farvi dei brillanti studi. Cresciuto da sua nonna, Harriet, a Tallahassee, Florida, Elwood è un grande ammiratore di Martin Luther King, che ha imparato a conoscere ascoltando all’infinito il disco At Zion Hill contenente i discorsi del reverendo.
All’epoca, la questione della segregazione razziale era al centro del dibattito politico e costituzionale. Ovviamente esisteva anche prima. Ma durante questi anni la società americana è attraversata da un nuovo vento progressista che mette le questioni dell’uguaglianza e della giustizia al centro delle preoccupazioni pubbliche. Le associazioni e i movimenti politici Afro-Americani comprendono che l’unica protezione di cui possono beneficiare le persone di colore è il diritto di difendersi da ogni atto di razzismo; un diritto che fino ad allora gli Stati Uniti non avevano garantito.
Il 17 maggio 1954, con la sentenza Brown vs Board Education, la Corte Suprema degli Stati Uniti decide all’unanimità la fine della segregazione praticata nelle scuole e nei licei del Sud degli Stati Uniti e rimette in discussione, sul piano giuridico, la dottrina «separati, ma uguali», avallata dalle leggi Jim Crow[1] e da una decisione della Corte Suprema, nota come la sentenza Plessy vs Ferguson del 1896.
La sentenza Brown non ha abbattuto istantaneamente i muri che dividevano gli Stati Uniti. Ma ha contribuito a rafforzare la fiducia della popolazione Afro-Americana e ha dato un notevole impulso al movimento per i diritti civili, di carattere politico.
A Martin Luther King, più che a qualsiasi altro, spetta il merito di aver costretto milioni di Bianchi a guardare in faccia la crudele realtà del sistema Jim Crow e di aver fatto nascere il clima politico favorevole all’adozione della legge del 1964 sui diritti civili (Civil Rights Act) e della legge del 1965 sul diritto di voto (Voting Rights Act).
Elwood prende a cuore il messaggio di Martin Luther King e sogna un mondo migliore in cui i Neri potranno accedere liberamente non solo nelle scuole, ma anche in luoghi e servizi pubblici (piscine, autobus, cinema, hotel, caffetterie, alloggi…) e avere le stesse opportunità economiche dei Bianchi.
Elwood, però, vede svanire questi sogni perché il destino ha deciso diversamente. Vittima di un banale errore giudiziario, Elwood viene inviato alla Nickel Academy, una casa di correzione dove i giovani delinquenti alternano giornate di lavoro a giornate di classe per acquisire le competenze necessarie per riprendere la strada giusta e diventare buoni cittadini.
Elwood dovrà allora scegliere tra abbassare la testa, facendo attenzione ad evitare i passi falsi, o trovare una soluzione per fuggire da questo campo di detenzione dove le punizioni corporali, gli abusi e l’isolamento in cella sono all’ordine del giorno.
Mescolando realtà e finzione, The Nickel Boys finisce per parlare dell’attualità e dei tempi che viviamo. La questione razziale negli Stati Uniti è più aperta che mai. Nonostante l’uguaglianza dei diritti e i progressi realizzati dagli Afro-Americani nello sport, nella musica e in politica con l’elezione, nel 2008, di Barack Obama, come il primo presidente Nero, il razzismo rimane ancorato nel DNA degli Stati Uniti.
La maggior parte degli Afro-Americani sono vittime di razzismo, di violenza da parte della polizia e di trattamenti discriminatori per quanto riguarda l’istruzione, l’occupazione, la giustizia, la salute, e l’accesso alla ricchezza. Una situazione che ostacola l’uguaglianza e la democrazia degli Stati Uniti.
In questi decenni, gli Afro-Americani non si sono mai arresi. E oggi che finalmente sono riusciti a sbarazzarsi di Trump e della sua amministrazione disastrosa, desiderano far avanzare la loro causa e la loro lotta per rendere infine gli Stati Uniti un paese più libero, più giusto, più egualitario e più democratico.
gp@giovannellapolidoro.com
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[1] Dopo il 1890, i governi dei paesi del Sud degli Stati Uniti adottarono delle leggi segregazioniste che imponevano la separazione delle razze in quasi tutti i settori della vita quotidiana: scuole pubbliche, vagoni ferroviari e biblioteche comunali, cimiteri, ristoranti e alberghi.