I due giornalisti de Le Figaro Bertille Bayart e Emmanuel Egloff hanno realizzato un’inchiesta molto documentata sul caso Carlos Ghosn i cui risultati sono stati raccolti nel libro « Le piège – Enquête sur la chute de Carlos Ghosn ».
Sotto forma di un thriller politico e industriale, questo libro ritorna sui fatti che hanno segnato l’ascesa e la caduta brutale e rapida dell’onnipotente capo dell’Alleanza Nissan-Renault-Mitsubishi, che si credeva intoccabile. Quando il 19 novembre 2018 il Gulfstream – il jet privato che Nissan ha messo a disposizione del suo capo – atterra, alle 15h30, sulla pista dell’aereoporto di Tokyo, nessuno sa cosa succederà di lì a breve.
Fermato dagli agenti dell’ufficio dei procuratori di Tokyo, Carlos Ghosn è trattenuto in custodia e condotto al centro di detenzione di Kosuge. Il suo braccio destro, l’americano Greg Kelly – che è stato invitato a Tokyo dalla direzione di Nissan – subisce la stessa sorte. La notizia dell’arresto non è resa immediatamente pubblica, ma dei rumors cominciano a circolare a Tokyo. Verso le 17h00, ora locale, l’emittente pubblica NHK annuncia che : « Carlos Ghosn, charmain of Nissan, is said to have been arrested in Tokyo », e le immagini dell’aereo perquisito dagli agenti della polizia giapponese fanno il giro del mondo. Per Tokyo e Parigi è uno shock !
Ma cosa li si rimprovera ? In seguito a una inchiesta interna realizzazta da Nissan, Carlos Ghosn è sospettato di malversazione finanziaria : avrebbe dissimulato, durante il periodo 2010-2015, la metà dei suoi redditi al fisco giapponese e avrebbe anche utilizzato i beni della società per fini personali. Più tardi, nel gennaio 2019, l’ufficio dei procuratori di Tokyo sospetta Ghosn di altri due capi di accusazione : abuso di fiducia aggravata relativa al trasferimento di fondi a degli intermediari di Nissan in Arabia Saudita e in Oman e dissimulazione al mercato di suoi redditi per altri tre anni (dal 2015 al 2018). Per questi reati rischia fino a 15 anni di prigione in Giappone.
Senza attendere la conclusione dell’inchiesta dei procuratori di Tokyo, il consiglio di amministrazione di Nissan decide all’unanimità di revocare Carlos Ghosn dal ruolo di presidente non esecutivo. Il consiglio di amministrazione di Mitsubishi dimette, a sua volta, Ghosn dalle sue funzioni. Il consiglio di amministrazione di Renault, invece, è più prudente. E decide di non dimettere Carlos Ghosn dalle sue funzioni di P-DG ma opta per une direzione provvisoria condivisa tra Philippe Lagayette, presidente del consiglio di amministrazione, e Thierry Bolloré, direttore generale.
Imprenditore visionario e fuori del comune – che alcuni consideravano come un’icona – Carlos Ghosn è stato il primo capitano d’impresa, in un mondo in piena mondializzazione, a pilotare due gruppi di impresa di due continenti diversi e a gestire equipes di due culture diverse. Ma Carlos Ghosn è stato anche un personnaggio molto controverso : il suo stile di vita e le sue remunerazioni eccessive sono sempre state oggetto di critiche in Giappone e in Francia.
Il comitato speciale di governance istituito da Nissan, in seguito al caso Ghosn, ha identificato diversi disfunzionamenti nella struttura della governance di Nissan : la mancanza di controlli e di contro poteri è evidente. Secondo questo comitato, Carlos Ghosn decideva tutto lui ed era molto difficile per chiunque contestare le sue decisioni.
Un altro grave problema di governance concerne la mancata adozione di un piano di successione alla testa del Gruppo. Da tempo, gli investitori temevano che la perennità dell’Alleanza Renault-Nissan fosse troppo fragile. Erano convinti che la struttura dell’Alleanza fosse stata disegnata su misura su Carlos Ghosn e che quest’ultima non gli sarebbe sopravvissuta.
Il caso Ghosn assume così una dimensione più politica che industriale. La preoccupazione principale di Renault – condivisa ugualmente dallo Stato francese – è di raforzzare l’Alleanza, creata nel 1999, tra Renault e Nissan. Per raggiungere questo obiettivo, Renault deve rimettere ordine nella sua governance, separarsi definitivamente da Carlos Ghosn e nominare un nuovo presidente. Con l’arrivo di Jean-Dominique Senard alla presidenza di Renault, il progetto di fusione tra Renault e Nissan – per altro già evocato da Carlos Ghosn – torna sul tavolo delle negozziazioni. Un argomento scottante al quale Nissan si oppone da sempre. Il costruttore giapponese vuole preservare la sua autonomia e chiede piuttosto di procedere a un riequilibrio delle partecipazioni capitalistiche.
Il libro di Bayart e di Egloff si conclude con l’immagine dell’ex capo dell’Allenaza Renault-Nissan, che assiste, impotente, alla distruzione della sua reputazione. I due giornalisti de Le Figaro non avrebbero mai potuto immaginare tutto ciò a cui noi abbiamo assistito da ottobre 2019.
Da un lato, Renault e Nissan che cercano di riannodare il dialogo per far ripartire su nuove basi l’Alleanza duramente compromessa dal caso Ghosn. Un cambiamento del management è auspicabile. Ad ottobre 2019, Nissan dimette il direttore generale, Hiroto Saikawa, coinvolto nello scandalo di premi indebitamente riscossi nel 2013, e Renault, a sua volta, destituisce il direttore generale, Thierry Bolloré. Questo lavoro di pulizia permette così ai due costruttori di voltare la pagina e di dare nuovo slancio all’Alleanza.
Dall’altro lato, dopo 129 giorni di prigione e molti mesi trascorsi agli arresti domiciliari a Tokyo, Carlos Ghosn non ha perso la capacità di decidere del suo destino. E’ pronto a scrivere un altro capitolo di questo feuilleton e vuole farlo alla sua maniera. Rapidamente e in gran segreto, Ghosn organizza, da solo, in gennaio 2020, uno spettacolare piano di evasione dal Giappone all’altezza della sua legenda.
Imbarcato a bordo di un jet privato con destinazione Istanbul, Ghosn arriva l’indomani in Libano. Da Beirut lancia la sua offensiva. Durante una conferenza stampa molto attesa, afferma la sua innocenzae e si dichiara vittima di un complotto ordito dalla direzione di Nissan. Lascia ugualmente intendere che i suoi problemi sono cominciati quando Emmanuel Macron, allora ministro dell’economia di François Hollande, ha deciso di aumentare da 15% a 19% la partecipazione dello Stato francese nel capitale di Nissan. Una operazione che non è stata aprezzata dai giapponesi, che hanno allora cominciato a rimettere in questione l’Alleanza tra Renault e Nissan.
Ecco dunque i fatti. In ogni caso, tutto sembra indicare che questo feuilleton giudiziario, politico e industriale ben lungi dall’essere finito. Ci può ancora riservare qualche colpo di scena…
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