Facebook, Twitter, Linkedin, WhatsApp, Instagram, YouTube, Snapchat e Tiktok – solamente per  citare i social media più noti – fanno parte oramai della notra vita quotidiana. Li utilizziamo per scambiare delle idee, per condividere delle informazioni, per commentare i fatti di attualità, per discutere con i nostri amici internauti e per restare in contatto con i nostri cari.

Siamo tutti d’accordo col dire che i social media hanno profondamente trasformato le nostre società e determinato un vero e proprio sconvolgimento nell’organizzazione delle imprese per quanto riguarda la comunicazione corporate, il marketing, le relazioni con la stampa e la reputazione stessa delle imprese.

I social media possono dunque essere molto utili, ma possono anche essere pericolosi e nascondere dei metodi come l’utilizzazione fraudolenta dei dati personali, il ciberbullismo, la delazione et la manipolazione diretta, attraverso le fake news, a influenzare l’opinione pubblica, i media, la politica e anche il clima delle elezioni elettorali di un Paese (come è avvenuto con lo scandalo di Cambridge Analytica).

Consapevoli o no, noi siamo tutti coinvolti ed esposti a questo tipo di rischi e di pericoli. Di fronte al lato oscuro dei social media, gli adolescenti sono, senza dubbio, i più vulnerabili. I giovani internauti trascorrono molto tempo su Internet e i social media dove raccontano la loro vita privata e le loro esperienze. Condividono delle frasi, delle immagini, dei video e anche dei dati personali. I social media, quanto a loro, dispiegano delle risorse importanti e fanno degli sforzi incredibili per cercare di attirare le giovani generazioni e di fedelizzarle.

Per aiutare gli adolescenti ad esplorare le piattaforme social in tutta sicurezza, i legislatori – un pò dappertutto nel mondo – hanno adottato delle leggi specifiche in materia di protezione dei dati personali. E’ certamente il caso degli Stati Uniti dove la legge Children’s Online Privacy Protection Act (detta legge COPPA) protegge i minori di 13 anni ed esige il consenso dei genitori in caso di raccolta e trattamento dei dati personali.

In Europa, è il RGPD (detto Regolamento generale sulla protezione dei dati), entrato definitivamente in vigore il 25 maggio 2018, che ha promosso un modello europeo ambizioso di protezione dei dati a carattere personale. Il regolamento europeo ha, in effetti, stabilito un quadro giuridico globale per il trattamento dei dati a carattere personale nel settore pubblico e privato e in materia civile e penale. Per quanto riguarda i minori, il regolamento europeo dispone che :

« i minori meritano una protezione specifica per quanto riguarda i loro dati a carattere personale perché possono essere meno coscienti dei rischi, delle conseguenze e delle garanzie in questione, e dei loro diritti legati al trattamento dei dati a carattere personale ».     

Contrariamente alla legge americana, il RGPD fissa a 16 anni la maggiore età digitale. Vale a dire l’età a partire dalla quale un giovane considerato come proprietario dei suoi dati personali può dare il suo consenso al trattamento di questi dati per fini commerciali. Prima dei 16 anni, sono gli adolescenti e i loro genitori che devono autorizzare il trattamento dei dati. Il RGPD lascia, tuttavia, liberi gli Stati membri di abbassare la soglia dell’età fino a 13 anni.

Ciò che è importante di sapere, è che questi due testi, americano e europeo, perseguono una triplice finalità. Anzitutto, incitano i giovani internauti ad approfittare dei vantaggi che offrono i social media, in termini di sapere e di conoscenza, incitandoli a utilizzare in maniera responsabile e intelligente. Poi, tendono a coinvolgere e a responsabilizzare i genitori in modo che possano costruire una buona relazione di fiducia con i loro figli.

I genitori giocano un ruolo determinante nella protezione dei dati personali. Devono interessarsi a ciò che fanno gli adolescenti on-line e devono accompagnarli nell’apprendimento e nell’utilizzazione dei social media. Ma sopratutto, devono chiaramente spiegare quali sono i rischi legati alla divulgazione di informazioni, di imagini e di video riguardanti la vita privata. E come la cattiva utilizzazione dei social media può loro causare delle conseguenze dannose nell’immediato ma anche nel futuro.

I genitori, in definitiva, devono essere proattivi e incoraggiare i loro figli ad utilizzare Internet e i social media con equilibrio, moderazione e nel rispetto degli altri e di loro stessi. I genitori e le persone che esercitano l’autorità parentale devono decidere quali servizi i loro figli minorenni possono utilizzare, devono  sorvegliare l’utilizzazione di questi servizi e denunciare, eventualmente, ogni forma di abuso, di violazione o di negligente trattamento dei dati personali da parte dei social media.

Senza dubbio, i genitori saranno sempre più coinvolti su questo tema perché l’età digitale di accesso ai social media potrebbe abbassarsi ancora in futuro. Come è già il caso oggi di Facebook che propone una applicazione « Messenger Kids » che permette ai minori di 6 e di 12 anni di discutere con dei contatti approvati, preliminarmente, dai genitori.

Infine, i due testi di legge precedentement citati obbligano i social media alla più grande trasparenza in materia di dati personali riguardanti i minori. Le informazioni fornite sul loro sito Internet, attraverso la politica di protezione dei dati a carattere personale o di clausole contrattuali, devono essere concise, comprensibili, facilmente accessibili in termini chiari e semplici e adatte all’età dell’adolescente. I social media sono dunque sollecitati a conformarsi alle disposizioni in vigore e ad assicurare la protezione dei dati personali delle giovani generazioni di oggi e di domani.

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