La pandemia del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 (meglio noto come Covid-19) ha fatto precipitare, con una rapidità sorprendente, l’umanità in una crisi sanitaria mai vista e ha costretto all’isolamento forzato più di un miliardo di persone nel mondo.

L’onda di choc provocata da questa pandemia, la più importante che la nostra generazione abbia conosciuto, dà solo le vertigini. La crisi sanitaria si è ora trasformata in una crisi sociale, economica e finanziaria mondiale le cui conseguenze cominciano a farsi sentire: rallentamento della crescita e della consumazione, perturbazione delle piazze finanziarie e della produzione industriale, e paralisi del traffico aereo e del settore turistico.

Per tentare di dominare e circoscrivere la propagazione del coronavirus, molti governi hanno fatto la scelta di adottare delle misure drastiche e inedite: isolamento della popolazione, chiusura di tutti i commerci non essenziali, dichiarazione dello stato d’urgenza sanitario, trasporti limitati allo stretto necessario, limitazione di ogni spostamento inutile e collocamento dei lavoratori in telelavoro.

Benché sia troppo presto per misurare l’impatto che il coronavirus avrà sull’economia mondiale, si può, fin da ora, affermare che è fortemente probabile che questo choc pandemico, violento e imprevedibile, avrà degli effetti immediati sui nostri modi di vita frenetici e sulle nostre esistenze. Noi ne usciremo tutti cambiati.

Ciò segna forse l’inizio di una nuova era di impegno collettivo che ci obbliga a guardare lontano e a immaginare il mondo di domani. Sarà allora essenziale interrogarsi su come possiamo cambiare durevolmente l’organizzazione del potere e i criteri di decisione delle nostre istituzioni e delle nostre imprese. Il che ci costringe a riconsiderare i fondamentali ideologici della cultura neoliberale e a rimettere in questione i concetti di governance e di governo.

I limiti della governance e lo scivolamento del governo verso la governance

La governance prima di essere uno strumento di regolazione delle questioni concernenti l’organizzazione, l’amministrazione e il controllo delle società quotate – come generalmente si tende a presentarla – è una tecnica di gestione, molto efficace, utilizzata nell’ambito di un programma politico-economico di vasta portata, che si è imposto dappertutto nel mondo a partire dagli anni ’90. Tre fattori hanno contribuito allo sviluppo dei principi e meccanismi di governance a livello globale:

  • La diffusione della dottrina neoliberale in seguito al crollo dell’ideologia comunista in Europa centrale e orientale.
  • La mondializzazione dell’economia e dei mercati.
  • L’indebolimento della sovranità politica degli Stati.

Questi tre eventi interdipendenti hanno permesso di instaurare un nuovo ordine del mondo e di proclamare il trionfo di un modello economico, il mercato libero neoliberale, nel quale lo Stato rinuncia a molte sue obbligazioni verso i cittadini. Fondato sul consensus di Washington, questo nuovo ordine mondiale mira a privilegiare l’espansione planetaria del mercato a scapito della democrazia, che tende progressivamente a ridursi.

Per ben funzionare, il mercato ha bisogno di fondarsi su una regolamentazione tecnico-giuridica (soprattutto la regolamentazione bancaria e finanziaria e i principi di governance d’impresa), semplice e chiara, che favorisce il corto termine e la protezione degli interessi particolari. Mentre la democrazia ha bisogno di uno spazio delimitato per esercitare la sua sovranità e di una regolamentazione propriamente politica che cerca di creare solidarietà e responsabilità comuni.

La logica del corto termine e del profitto a tutti i costi ha prevalso sulle politiche sociali, culturali e ambientali. Nei fatti, la governance ha permesso di privilegiare le dimensioni gestione e finanza, che sono state così monitorate, controllate e sottoposte ad audit, e ha lasciato fuori della sua portata la politica con la sua dimensione sociale e umana e con la sua apertura verso forme economiche alternative (piccole produzioni, commercio locale, economia sociale) al capitalismo mondiale.

La governance ha questo di particolare che è diventata un meccanismo di gestione che comprende anche il governo e altri dispositivi di regolamentazione. In nome dell’efficacia, dell’efficienza, della trasparenza, e della buona gestione, il governo democratico è progressivamente scivolato verso la governance e ha adottato delle politiche d’austerità che hanno indebolito i settori della sanità, della cultura, della ricerca, del lavoro, dell’ambiente e della sicurezza.

Il coronavirus lancia l’allarme

Ora, la pandemia coronavirus, con tutta la sua virulenza e brutalità, lancia l’allarme e ci rivela che le minacce globali che pesano oggi sulla sanità, sull’economia, sul cambiamento climatico, l’ambiente e la coesione sociale sono il rovescio anzi la conseguenza ineluttabile del sistema economico esistente.

La mondializzazione che si è imposta alla fine della guerra fredda è stata concepita per risolvere una moltitudine di problemi globali. Purtroppo, invece, le cose sono andate diversamente. È innegabile che la mondializzazione si è realizzata in modo piuttosto spontaneo e ciò – in assenza di strategie globali di sviluppo e di redistribuzione della ricchezza – ha prodotto delle crisi, delle disuguaglianze, delle ingiustizie sociali e infine una epidemia planetaria come il coronavirus.

Noi dobbiamo osare e agire. Per uscire da questa crisi, il nuovo piano d’azione mondiale che noi dobbiamo attuare in modo graduale e rapido non può prescindere dalla mondializzazione. Dobbiamo imparare dagli errori commessi finora e collaborare tutti insieme (Stati, comunità internazionale, società civile…) alla costruzione di una mondializzazione regolamentata, più giusta, più equa e che profitta a tutti.

Ciò vuol dire che occorre un rinnovamento democratico e stabilire delle nuove regole che aprono la strada a dei comportamenti positivi più rispettosi dell’ambiente, della sanità, dei beni comuni, e degli interessi delle generazioni future.

Questo rinnovamento democratico non può realizzarsi nella forma della governance che esclude la politica, ma nella forma di un governo mondiale capace di superare gli egoismi nazionali, di assicurare un equilibrio planetario tra democrazia e mercato, di proteggere gli interessi comuni, di gestire i problemi globali e di creare opportunità per tutti.

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