Dopo il Portogallo – che è stato il primo Stato membro a presentare a Bruxelles, giovedì 22 aprile, il suo piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – questa settimana Francia, Germania, Spagna e Italia hanno presentato ufficialmente i loro piani nazionali di ripresa alla Commissione europea per beneficiare del sostegno finanziario di cui hanno diritto per combattere con forza la crisi economica e sanitaria.
Parigi e Berlino, che hanno lavorato insieme durante la pandemia del Covid-19, hanno deciso di tenere una conferenza stampa congiunta, martedì 27 aprile, nel corso della quale il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, e il suo omologo tedesco alle finanze, Olaf Scholz, hanno presentato i rispettivi piani di ripresa.
A Roma, il capo del governo, Mario Draghi, ha presentato i dettagli del suo piano di ripresa, lunedì 26 aprile, alla Camera dei Deputati e martedì, 27 aprile, al Senato. La versione finale del PNRR è stata infine approvata dal Consiglio dei ministri, giovedì 29 aprile, e inviata alla Commissione europea, venerdì 30 aprile, in conformità con i termini di scadenza fissati dall’esecutivo europeo.
In Europa, l’Italia è il paese più colpito dalla crisi sanitaria del Covid-19. Una crisi che, peraltro, ha scosso un paese già fragile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Le cifre sono davvero molto preoccupanti.
Dal 1999 al 2019, il PIL per ora lavorata è aumentato del 4,2% in Italia, mentre in Francia e Germania questo indicatore è cresciuto rispettivamente del 21,2% e del 21,3%.
In termini di crescita, tra il 1999 e il 2019, il PIL italiano è aumentato solo del 7,9%. Nello stesso periodo, Germania, Francia e Spagna sono cresciute rispettivamente del 30,2%, 32,4% e 43,6%. Nel 2020, l’Italia ha visto il suo PIL crollare dell’8,9%, contro un calo del 6,2% nella zona euro.
Anche la situazione sociale e ambientale è allarmante. Il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà assoluta è passato dal 3,3% (nel 2015) al 7,7% (nel 2019) fino a raggiungere il 9,4% della popolazione, nel 2020. L’Italia è il paese dell’UE con il più alto tasso di giovani (di età compresa tra i 15 e i 29 anni) che sono disoccupati e non seguono un’istruzione o una formazione (NEET). È anche il paese in cui il tasso di attività femminile (53,8%) è notevolmente inferiore alla media europea (67,3%). Queste disparità colpiscono in particolare le regioni del Sud, dove la pandemia di Covid-19 ha ampliato le fratture sociali e le disparità di sviluppo con le regioni più ricche del Nord del paese.
Ma l’Italia è anche un paese particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico e, in particolare, all’aumento delle ondate di calore e della siccità. Le zone costiere, i delta e le pianure del paese sono esposte al rischio di precipitazioni intense e di aumento del livello del mare, come evidenziato in uno studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2017.
Ecco perché, il PNRR di Mario Draghi rappresenta per l’Italia un’opportunità unica di sviluppo, investimento e riforma. Questo piano permetterà di riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia Covid-19, di risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e di accompagnare la transizione ecologica e ambientale del paese verso uno sviluppo sostenibile.
Per renderlo pienamente efficace, il governo deve adottare parallelamente un vasto programma di riforme per ridurre gradualmente le tasse, combattere l’evasione fiscale, ridurre la burocrazia e porre fine alla secolare lentezza della giustizia italiana.
Le sei missioni e il modello di governance del PNRR
Il PNRR di Mario Draghi è un piano di investimenti di 221,5 miliardi di euro in sei anni, di cui 191,5 miliardi finanziati dall’UE (nell’ambito del piano Recovery and Resilience Facility), 30,6 miliardi finanziati da un fondo complementare approvato dal Consiglio dei ministri il 15 aprile scorso e 13,5 miliardi finanziati dal dispositivo React-UE (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe) per il periodo 2021-2022.
Il piano, in buona sostanza, include un numero significativo di riforme che si articolano in sei missioni:
- Trasformazione digitale, innovazione, competitività e cultura (49,2 miliardi di euro): questa missione mira a promuovere la trasformazione digitale delle imprese e del territorio necessaria per innovare il sistema produttivo del paese. Il piano di ripresa stanzia risorse significative per permettere alle imprese di adottare tecnologie innovative per migliorare la loro competitività. Il pacchetto mira anche a rafforzare l’infrastruttura digitale della pubblica amministrazione (facilitando, per esempio, la migrazione sul cloud). Una parte del piano è dedicata ai settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura. In questo ambito, le misure adottate perseguono l’obiettivo di valorizzare i siti storici e migliorare le strutture di accoglienza turistica.
- Rivoluzione verde e transizione ecologica (68,6 miliardi di euro): l’obiettivo di questa missione è migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico per garantire una transizione ambientale equa e inclusiva. Il piano di ripresa comprende investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti. Stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di autobus a basse emissioni, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con veicoli a propulsione alternativa. La ripresa dovrebbe essere un’opportunità per l’Italia per aumentare gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili, dell’idrogeno verde e nel settore idrico.
- Infrastrutture per la mobilità sostenibile (31,4 miliardi di euro): l’obiettivo è migliorare la qualità complessiva della rete ferroviaria, delle infrastrutture di trasporto e del sistema portuale. In particolare, il piano sosterrà il trasporto ferroviario ad alta velocità che – quando sarà pienamente operativo – migliorerà significativamente i tempi di percorso, soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Mario Draghi è stato chiaro: se il Sud si sviluppa, l’Italia si sviluppa.
- Educazione e ricerca (‘31,9 miliardi): l’obiettivo di questa missione è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e scientifico-tecnologiche, la ricerca e il trasferimento di tecnologie. Il piano di ripresa stanzia risorse per rafforzare i servizi per l’infanzia, attraverso la costruzione di nuovi asili nido e scuole materne e il rafforzamento dei servizi di assistenza all’infanzia. Inoltre, per quanto riguarda l’istruzione superiore e gli istituti di ricerca, il piano prevede il miglioramento dei siti universitari e la riforma dei programmi di dottorato per generare innovazione, essenziale per la competitività a lungo termine di settori strategici dell’economia italiana.
- Integrazione e coesione (22,4 miliardi di euro): la crisi sanitaria ha indebolito il tessuto socio-economico e molti lavoratori hanno perso il lavoro. Il piano di ripresa mira a facilitare l’accesso al mercato del lavoro attraverso programmi di formazione e l’adozione di politiche adeguate. Ma la costruzione di una società veramente inclusiva richiede un reale accesso al mondo del lavoro per le donne e i giovani, che sono stati i più penalizzati dalla pandemia di Covid-19. A questo proposito, il piano di ripresa specifica che le imprese che desiderano beneficiare dei finanziamenti del Next Generation UE devono impegnarsi a reclutare queste due categorie. Prevede anche la creazione di un fondo speciale per facilitare lo sviluppo delle imprese gestite da donne. Infine, il piano di ripresa assegna risorse specifiche per sostenere le persone più vulnerabili e disabili. Queste misure completano le azioni di mobilitazione previste nei territori per riqualificare le periferie delle città metropolitane.
- Salute (18,5 miliardi di euro): questa missione è di fondamentale importanza. Il settore sanitario ha giocato un ruolo importante durante la pandemia di Covid- 19 e ha dato un grande impulso allo sviluppo di un settore che sta già subendo una grande trasformazione. Il piano di ripresa mira a garantire l’accesso alle cure per tutti, modernizzare le infrastrutture ospedaliere, digitalizzare il sistema sanitario, rafforzare la prevenzione e migliorare i servizi sanitari in tutto il paese. A cominciare dalle regioni del Sud, che sono le più svantaggiate. Per raggiungere questo risultato, il piano di ripresa investe nell’assistenza locale con lo sviluppo dell’assistenza domiciliare, della telemedicina e della teleassistenza. A tal fine, ha previsto l’attivazione di 602 centri operativi territoriali.
Il PNRR di Mario Draghi è dunque perfettamente coerente con i sei pilastri del piano Next Generation UE e soddisfa i parametri fissati dalla regolamentazione europea. Parte delle risorse del piano di ripresa è, infatti, destinata alla realizzazione di progetti “verdi” (38%), alla transizione digitale (25%) e al Mezzogiorno (40%). Ciò dimostra l’attenzione data ai temi dell’inclusione sociale e della riduzione delle disuguaglianze a livello territoriale.
Per garantire l’effettiva attuazione di questo vasto programma di riforme e di investimenti, il PNRR di Mario Draghi prevede un modello di governance strutturato su tre livelli, che sono strettamente collegati:
- L’attuazione degli interventi specifici e delle riforme necessarie sarà effettuata dalle varie amministrazioni centrali coinvolte (ministeri), così come dalle regioni e dagli enti locali tenendo conto delle rispettive aree di intervento e competenze.
- Una struttura di coordinamento centrale – creata all’interno del Ministero dell’Economia e delle Finanze – sarà responsabile della supervisione dell’attuazione del piano di ripresa. E sarà il punto di contatto con la Commissione europea.
- La supervisione politica del piano di ripresa sarà affidata a un comitato di pilotaggio (“cabina di regia”) istituito presso l’ufficio del capo del governo, con la partecipazione dei ministri competenti. Avrà il compito di monitorare lo stato di avanzamento del piano di ripresa, rafforzare la cooperazione con le istanze economiche, sociali e territoriali, e proporre, se del caso, le modifiche normative per attuare le misure previste nel PNRR.
L’Italia, essendo il maggior beneficiario dell’European Recovery and Resilience Facility (RRF), non può fare errori. Ne va della sua credibilità. Mario Draghi e il suo governo vogliono vincere questa sfida e trasmettere alle generazioni future un paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e unita.
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