La buona governance è una condizione fondamentale per migliorare la performance economica dell’impresa. Di qui l’attenzione particolare rivolta dai Codici di corporate governance all’autovalutazione del consiglio di amministrazione.

Questa buona pratica di governance – il cui contenuto deve essere definito caso per caso – permette di rafforzare il funzionamento e l’organizzazione del consiglio di amministrazione e di garantire in tal modo la credibilità e la redditività a lungo termine dell’impresa. Un programma regolare di autovalutazione ben gestito consente di rispondere meglio alle esigenze di ogni impresa e di stabilire in quale settore dei miglioramenti sono possibili oltre che necessari.

L’autovalutazione è un momento privilegiato per gli amministratori in quanto il loro contributo, individuale o collettivo, costituisce uno strumento di auto-perfezionamento che rende possibile di valutare tutti gli aspetti concernenti il funzionamento del consiglio di amministrazione, di esaminare le procedure esistenti e di verificare l’efficacia delle pratiche di governance per individuare quelle che devono essere mantenute e quelle che, invece, devono essere rimesse in discussione

Non c’è un momento ideale per procedere all’autovalutazione del consiglio di amministrazione. Tuttavia, i Codici di corporate governance, in Francia e in Italia, raccomandano di procedere all’autovalutazione ad intervalli regolari, idealmente annualmente o almeno ogni tre anni.

In ogni caso, l’attuazione di questa buona pratica di governance offre agli amministratori la possibilità di esprimere il loro parere su:

  • La composizione del consiglio vista sull’angolo della complementarità dei profili e delle competenze necessarie per elaborare e monitorare la strategia di impresa.
  • La chiarezza e la comprensione da parte di ciascun membro delle attribuzioni e delle responsabilità del consiglio.
  • Il coinvolgimento degli amministratori tenuto conto dell’assiduità e del contributo effettivo di ciascuno ai lavori del consiglio e dei suoi comitati consiliari.
  • La qualità, l’integrità e la pertinenza dell’informativa finanziaria ai fini della preparazione del rapporto annuale di gestione e dei rapporti finanziari e sulla RSI.
  • L’organizzazione dei dibattiti, l’accesso all’informazione e l’efficacia del processo decisionale.
  • Il ruolo del consiglio di amministrazione in materia di controllo interno, di controllo dei rischi di gestione e di individuazione dei conflitti di interesse

L’autovalutazione può anche prendere in esame la struttura del governo societario e valutare le interazioni del consiglio di amministrazione con: il gruppo direttivo, i comitati consiliari e l’assemblea generale degli azionisti.

L’autovalutazione si inserisce, dunque, in un approccio costruttivo volto a far evolvere progressivamente le buone pratiche di governance all’interno dell’impresa e a favorire il dialogo permanente tra il gruppo dirigente e gli amministratori.

In pratica, essa risponde a due esigenze essenziali:

  • Un’esigenza tecnica: l’autovalutazione è uno strumento per migliorare l’efficienza e la performance del consiglio di amministrazione nell’esercizio del suo ruolo, delle sue responsabilità e del suo funzionamento. Infatti, attraverso la ricerca di pratiche migliori e basandosi sul confronto con imprese concorrenti (benchmark), l’autovalutazione si inserisce, così, tra gli strumenti di modernizzazione della governance d’impresa.
  • Un’esigenza politica di buon governo: la comunicazione agli azionisti, agli investitori e al mercato sui risultati e le conclusioni che il consiglio di amministrazione ha tratto da questo processo di autovalutazione dimostra che un solido sistema di autovalutazione è stato adottato e che il consiglio è in grado di individuare i problemi di rendimento individuali e di reagire efficacemente. La valutazione può indubbiamente contribuire a rafforzare il dialogo con le altre parti interessate.

Naturalmente, l’autovalutazione è una pratica di governance un po’ difficile da attuare. Affronta, inoltre, un tema molto delicato, quello dell’autovalutazione individuale di ciascun amministratore e del suo contributo personale al buon funzionamento del consiglio di amministrazione.

Non bisogna sottovalutare l’incidenza dei fattori umani e psicologici che non possono essere ridotti ad un insieme di indicatori puramente quantitativi.

Per questo motivo, è preferibile che il consiglio di amministrazione possa farsi assistere da esperti indipendenti (che agiscono sotto la direzione del comitato nomine o di un amministratore indipendente) che consultano in via confidenziale i membri del consiglio e dei suoi comitati consiliari, basandosi su questionari di valutazione e linee guide per preparare i colloqui.

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