L’Unione europea è uno dei principali donatori di aiuti allo sviluppo nel mondo. Conduce azioni di aiuto umanitario in 150 paesi partner sia attraverso aiuti bilaterali forniti dai suoi Stati membri, sia grazie alla sua politica di sviluppo.
La maggior parte di questi paesi deve far fronte a crisi gravi e complesse che colpiscono oltre 168 milioni di persone, metà delle quali in Africa. I drammi dello Yemen, della Siria e della Libia sono purtroppo ben noti al grande pubblico, ma su quanto avviene nel Sahel (dal Mali alla Somalia) o nei paesi dell’Africa centrale (Madagascar, Zambia, Eritrea, Etiopia, Kenya, Burkina Faso, Ciad, Burundi e Repubblica centrafricana) non si sa molto perché i media si mostrano poco interessati e non ne parlano quasi mai.
E’ giocoforza constatare che la copertura mediatica, in questo caso, è fondamentale, come ha sottolineato l’ONG CARE nel suo rapporto annuale «Suffering in Silence» pubblicato il 28 gennaio 2020. In questo modo non solo si da l’allarme sulla situazione, ma si mobilitano anche la comunità internazionale, i paesi, le istituzioni, gli attori privati e le ONG affinché agiscano e prendano decisioni per trovare soluzioni a queste crisi.
La maggior parte delle crisi umanitarie in Africa dura da tempo e sono una conseguenza immediata dell’aumento dei rischi ambientali e delle tensioni politiche. Il numero di persone che vivono ai margini della società in uno stato di grande precarietà e di estrema vulnerabilità si è moltiplicato, nel corso degli ultimi decenni, a causa di diversi fattori:
- I conflitti armati e le tensioni politiche, economiche, sociali o etniche che hanno provocato la morte e la migrazione forzata di centinaia di migliaia di civili.
- Il cambiamento climatico, che ha avuto effetti molto pesanti e ha provocato tra l’altro la diminuzione e la variabilità pluviometrica, la siccità, il calo delle produzioni agricole, il prosciugamento e il restringimento dei corsi d’acqua, le inondazioni, le ondate di calore, i venti violenti, la preoccupante avanzata del deserto, la carestia, l’esodo rurale e l’avanzata del terrorismo.
- Le epidemie che hanno creato situazioni di emergenza sanitaria permanente a causa della scarsità delle cure sanitarie. Per combattere la diffusione delle epidemie, è essenziale garantire l’accesso all’acqua potabile, l’attuazione di buone pratiche igieniche e l’accesso all’informazione e ai presidi sanitari.
- L’insicurezza alimentare e la malnutrizione che hanno colpito in particolare le popolazioni rurali a causa della loro estrema povertà e di politiche agricole poco sviluppate.
La pandemia di Covid-19 rischia, oggi, di esacerbare ulteriormente una situazione già deplorevole e di comportare gravi conseguenze non solo per il continente africano ma anche per l’intero pianeta.
La Commissione europea ha deciso di lanciare un piano di aiuti umanitari di 15,6 miliardi di euro per aiutare i paesi più vulnerabili, in Africa e nel resto del mondo, a rallentare la propagazione del Covid-19 e a mettere in atto tutti i dispositivi necessari per far fronte alle loro esigenze a breve termine e alle ripercussioni strutturali a più lungo termine sulle società e sull’economia[1].
Le ragioni che giustificano questa risposta energica e mirata della Commissione europea verso i paesi più svantaggiati sono non solo sanitarie e geopolitiche, ma anche e soprattutto economiche.
-
Controllare i rischi legati ad una seconda ondata pandemica in Europa
La diffusione rapida e folgorante della pandemia di Covid-19 ha sorpreso tutti e l’Europa, suo malgrado, è diventata l’epicentro di questa pandemia. Ora, gli Stati europei cercano lentamente di uscire dal confinamento e di riprendere una vita normale. Tuttavia, il virus non è stato ancora debellato e il rischio di una possibile seconda ondata è una minaccia reale con la quale bisogna imparare a convivere e a dominare per evitare di mettere in ginocchio l’economia dell’insieme dei paesi dell’Unione europea.
È quindi essenziale rendere sicuri i confini dell’Europa, sostenere le persone più vulnerabili e aiutare i paesi poveri del continente africano, che hanno sistemi sanitari molto fragili, a far fronte a questa crisi sanitaria.
-
Un nuovo equilibrio geopolitico si va definendo
È ancora presto per prevedere gli effetti della pandemia di Covid-19 sulle relazioni internazionali. Oggi, l’unica certezza è che una volta terminata l’emergenza sanitaria alcuni Stati avranno la tentazione di accrescere la loro influenza internazionale. La Cina e la Russia hanno già iniziato a mettere in atto una strategia di seduzione, inviando aiuti medici ai paesi europei più gravemente colpiti dalla pandemia di Covid-19 e, naturalmente, anche in Africa.
È altamente probabile che, dopo la crisi sanitaria, la competizione tra Pechino e Washington riprenderà con forza anche se bisognerà attendere i risultati delle elezioni presidenziali americane del novembre 2020 (salvo il caso di un eventuale rinvio nel gennaio 2021) per sapere chi dei due sarà in grado di esercitare una leadership globale.
Si delinea quindi un nuovo equilibrio mondiale e questa può essere un’opportunità per l’Europa se è in grado di riprendersi e di uscire dai suoi confini per volare in soccorso dell’Africa, che è al centro di questo gioco geopolitico.
gp@giovannellapolidoro.com
———————————————————————————————————————–
[1] v. Comunicato stampa della Commissione europea dell’8 aprile 2020 «Coronavirus: la reazione mondiale dell’UE di fronte alla pandemia».