La dottrina finanziaria contemporanea tende a privilegiare una visione un pò più larga della governance d’impresa, che non si riduce più alla semplice regolamentazione delle relazioni conflittuali tra i dirigenti e gli amministratori oppure tra il management e gli azionisti.

L’introduzione della nozione di rischio nella valutazione dell’attivo e del passivo necessaria per determinare il valore di un’entità ha fatto evolvere la governance d’impresa verso un approccio più attento all’efficacia, all’etica, alla minimizzazione dei rischi e ad una prospettiva di lungo termine.

La minimizzazione dei rischi è diventata sinonimo di buona governance, di competitività e di stabilità per le imprese. Il consiglio di amministrazione, nell’esercizio della sua responsabilità di sorveglianza, deve assicurarsi che le strategie di gestione dei rischi, adottate dall’equipe di direzione, sono adeguate ed appropriate, e che sono coerenti con la tolleranza al rischio e con il quadro di rischio dell’impresa e tengano conto pure del fatto che diversi rischi possono verificarsi contemporaneamente.

L’impresa che sa gestire bene i propri rischi contribuisce innegabilmente a ridurre l’incertezza tra gli investitori e le parti interessate e quindi a garantire il buon funzionamento del mercato.

Allora, che cosa è il rischio di impresa ?

Le minacce cui sono confrontate, oggi, le imprese sono numerose: rapida evoluzione della tecnologia, rallentamento economico, cambiamenti climatici, politiche imprevedibili, globalizzazione, terrorismo, cibercriminalità, corruzione, maggiore concorrenza, interruzione della catena di distribuzione o di approvvigionamento, fluttuazione dei prezzi delle materie prime, interruzione dell’attività, epidemia, danni alla reputazione (…) per citare solo alcuni esempi.

In linea di principio, la nozione di rischio rinvia alla possibilità di un’inconveniente, di un evento sconosciuto, di un pericolo (crisi o minaccia), di un’incertezza che può esporre l’impresa a un danno, ma il rischio può anche essere fonte di opportunità di guadagno e avere un impatto significativo sulla strategia, la competitività, il governo societario, nonché nelle relazioni con le parti interessate.

Prima di definire il rischio, occorre distinguere tra rischio e incertezza.

Il rischio è costituito da eventi noti, ripetuti e misurabili sulla base di dati statistici, che permettono di calcolare le probabilità e di valutarne le conseguenze.

L’incertezza corrisponde, invece, ad eventi non solo sconosciuti, ma impossibili da conoscere: un nuovo mercato, una guerra, un’epidemia, una nuova tecnologia sono eventi caratterizzati da un alto livello di incertezza.

Tuttavia, la valutazione del rischio basata unicamente su eventi passati non consente di tener conto delle informazioni relative allo stato attuale del rischio (ad esempio, un rischio grave o inedito) e di poter descrivere e anticipare gli scenari possibili.

Per questo motivo, la versione riveduta della norma ISO 31000 utilizza una nozione di rischio piuttosto ampia che permette di considerare numerosi casi ed eventi. Essa definisce ora il rischio come l’effetto «dell’incertezza sul raggiungimento degli obiettivi», ponendo così l’accento sul fatto che tutto può essere fonte di rischio.

Una conoscenza incompleta degli eventi o dei processi industriali, un’immagine degradata a causa della qualità difettosa di un prodotto, il mancato rispetto della legge e dei regolamenti, gli infortuni sul lavoro, ecc.. Sono rischi di varia natura che possono avere conseguenze importanti, in termini di immagine e di reputazione dell’impresa.

Questo cambiamento di prospettiva costringe il consiglio di amministrazione ad adattare le modalità di gestione del rischio in funzione dell’esigenze e obiettivi dell’impresa e ad adottare dei dispositivi che consentano, da un lato, di evitare e prevenire le conseguenze gravi e, dall’altro, di cogliere le opportunità di miglioramento, e senza escludere alcuno scenario possibile.

Le tipologie di rischio

Un’impresa può dover far fronte all’emergere di rischi sempre più numerosi e diversificati. Ho scelto e individuato quattro tipologie di rischio, che a mio parere sono le più rilevanti: i rischi d’affari, i rischi di mercato, i rischi finanziari e i rischi di cambio.

  1. I rischi di affari comprendono, in generale, i rischi esterni e i rischi interni all’impresa.

  • Rischi esterni

I rischi esterni non sono la conseguenza di una decisione o di un’azione dell’impresa. Ad esempio, i rischi demografici, politici, ambientali, socioeconomici, commerciali, industriali, concorrenziali (…) sono rischi legati allo sviluppo degli affari dell’impresa. Tali rischi sono talvolta tipici di alcuni paesi o regioni o aree geografiche e devono essere attentamente presi in considerazione e valutati dagli organi di governance per prevenirli e controllarli.

  • Rischi interni

I rischi interni sono, invece, legati alla qualità della gestione dell’impresa in quanto possono essere la conseguenza di decisioni negative, individuali o collettive, suscettibili di arrecare un pregiudizio all’impresa. Ad esempio, le carenze tecnologiche, il clima sociale all’interno dell’impresa, le perdite di capitale in gran parte imputabili a cattiva gestione, la qualità della governance e le relazioni tossiche tra il personale (…) sono fattori interni all’impresa.

  1. I rischi di mercato

Per rischio di mercato si intende il rischio connesso all’esposizione dell’impresa ad un andamento sfavorevole dei tassi di interesse, dei corsi azionari, dei tassi di cambio e dei prezzi delle materie prime. Si tratta indubbiamente di uno dei maggiori rischi per l’impresa. Per evitare perdite sostanziali a lungo termine, occorre adottare un sistema di gestione dei rischi che consenta di limitare le perdite su una successione di periodi di breve termine.

  1. I rischi finanziari

I rischi finanziari cui sono esposte le imprese sono principalmente legati al mercato, al contesto economico e al finanziamento della loro attività. Quanto più elevato è il coefficiente di indebitamento dell’impresa, tanto più elevato è il rischio finanziario. In alcuni casi, i rischi finanziari possono generare guadagni, ma in altri casi possono generare perdite superiori all’importo del capitale investito. L’impresa potrebbe allora trovarsi in difficoltà e nell’impossibilità di distribuire i dividendi agli azionisti, a meno che i creditori non accettino di continuare a svolgere il loro ruolo.

  1. I richi di cambio

Le imprese che effettuano operazioni all’estero possono esporsi al rischio di cambio. Si tratta di un vero e proprio inconveniente per queste ultime, poiché questo tipo di rischio indica l’incertezza sul tasso di cambio di una moneta rispetto ad un’altra nel breve e medio termine.

Conclusioni

I rischi che le imprese devono affrontare non sono, in generale, completamente al di fuori del loro controllo. Ogni impresa può decidere di adottare i dispositivi e le procedure di controllo e di prevenzione che agiscono sulla natura del rischio in modo da ridurre la probabilità di taluni eventi sfavorevoli. Lo scopo è di permettere agli organi di governance di affrontare, con lucidità e maturità, le minacce di oggi e di domani senza evitarle.

gp@giovannellapolidoro.com.