Dopo anni di dibattiti, il 2 dicembre 2020 la Commissione delle Nazioni Unite per le droghe (CDU) ha deciso di ritirare la cannabis dalla quarta tabella della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, sulla quale figurano le droghe più pericolose, tra cui la cocaina e l’eroina. Questo declassamento ha permesso di riconoscere il potenziale terapeutico della cannabis e dei suoi derivati e di far avanzare la ricerca sull’uso medico di queste sostanze.

La decisione della Commissione ha un valore puramente simbolico: queste sostanze continuano ad essere considerate stupefacenti. Anche se si può ritenere che tale evoluzione sia destinata ad avere un impatto significativo sulla legislazione dei paesi membri dell’ONU.

Se in Europa nessun paese ha completamente legalizzato la cannabis. Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Uruguay, il Canada e alcuni Stati degli Stati Uniti hanno preso la decisione di legalizzare il consumo ricreativo, la produzione e la vendita di cannabis[1].

Il boom della cannabis in Canada: le questioni di governance in questo settore

È soprattutto in Canada che il settore della cannabis ha registrato negli ultimi tre anni una forte crescita e ha suscitato un’ondata di interesse senza precedenti da parte del pubblico e degli investitori.

Numerosi emittenti, grazie alla legalizzazione, hanno potuto accedere ai mercati finanziari, effettuare operazioni di fusione e acquisizione o altre operazioni strutturali, costruire impianti e affermarsi come leader mondiali.

Tuttavia, il rapido boom del settore della cannabis ha mostrato notevoli debolezze. Le buone pratiche di governance sono state talvolta trascurate quando, invece, la conformità delle informazioni sulla governance è essenziale per il buon funzionamento del mercato.

Il 12 novembre 2019, appena un anno dopo la legalizzazione della cannabis in Canada, le autorità in valori mobiliari (AVM) dell’Ontario, della Columbia Britannica, del Québec, del Nuovo Brunswick, del Saskatchewan, del Manitoba e della Nuova-Scozia hanno adottato un avviso multilaterale (Avis 51-359) per consentire agli emittenti di migliorare la qualità delle informazioni relative al governo societario e alle operazioni di raggruppamento[2].

In primo luogo, le AVM hanno precisato che, sebbene tale parere riguardi gli emittenti del settore della cannabis, il suo contenuto è ugualmente pertinente per tutti gli altri emittenti che operano in settori emergenti in crescita.

Gli emittenti di un settore emergente – come quello della cannabis – devono dare prova di iniziativa e dare priorità all’attuazione di pratiche di buona governance molto rigorose. Secondo le AVM, i punti sui quali gli emittenti emergenti devono concentrarsi per migliorare il governo societario e limitare i conflitti di interesse all’interno della loro organizzazione riguardano le seguenti questioni:

  1. Separazione dei ruoli di Presidente e di CEO

Le AVM constatano che un gran numero di questi emittenti sono diretti dal loro fondatore che concentra, nelle sue mani, le funzioni di presidente del consiglio e di CEO (direttore generale). Le AVM raccomandano invece di separare le due funzioni e di nominare come presidente un amministratore indipendente. Se questa opzione non è possibile, il consiglio di amministrazione deve nominare un Lead Independent Director («un amministratore principale») al fine di attenuare i rischi associati al fatto che una sola persona cumula il ruolo di presidente del consiglio e di capo della direzione.

  1. Competenza del consiglio di amministrazione

Gli emittenti devono dotarsi di un consiglio di amministrazione composto da persone dotate della competenza e dell’esperienza necessarie per inquadrare e sorvegliare efficacemente la gestione condotta dall’equipe di direzione di una società quotata in borsa. Nei settori fortemente regolamentati – come il settore della cannabis – questa prerogativa è indispensabile. Il consiglio di amministrazione deve compiere sforzi ragionevoli per elaborare e attuare programmi di conformità e di controllo rigorosi. Deve essere in grado di supervisionare i rischi ai quali la società è esposta e di esercitare una sorveglianza attiva sulle attività e sulle operazioni strategiche. A tal fine, per il consiglio potrebbe essere auspicabile istituire comitati specifici incaricati di assistere il consiglio nella attività di sorveglianza e nel processo decisionale.

  1. Indipendenza degli amministratori

Le AVM osservano che gli emittenti del settore della cannabis hanno talvolta identificato alcuni membri del consiglio di amministrazione come indipendenti senza tenere sufficientemente conto dei potenziali conflitti di interesse o di altri fattori che potrebbero compromettere la loro indipendenza (ad esempio, le relazioni personali o d’affari con altri amministratori e alti dirigenti dell’emittente). La mancanza di indipendenza in seno al consiglio di amministrazione rischia non solo di compromettere l’efficacia di quest’ultimo e la buona esecuzione delle sue funzioni, ma anche di minare la fiducia degli investitori e dei mercati. Ai fini di una buona governance, il consiglio di amministrazione deve essere composto da una maggioranza di amministratori indipendenti.

  1. Codice etico

Le AVM invitano gli emittenti ad adottare un codice di condotta e di etica che preveda norme relative al processo decisionale etico e norme di conformità, e che tratti le situazioni potenzialmente problematiche che possono verificarsi nel corso normale delle attività. Tale codice può includere disposizioni su quando o come comunicare informazioni sui conflitti di interesse agli altri membri del consiglio di amministrazione e al pubblico. Esso può anche includere disposizioni relative alle informazioni da fornire sul cumulo delle funzioni degli amministratori e degli alti dirigenti nel contesto del raggruppamento di imprese.

  1. Qualità dell’informazione finanziaria

Le AVM raccomandano agli emittenti del settore della cannabis, ma più in generale agli emittenti di altri settori emergenti in crescita, di comunicare al mercato e di mettere a disposizione degli investitori le informazioni relative al governo societario e alle operazioni strategiche. L’attuazione di tale prassi dovrebbe consentire agli investitori di valutare meglio se gli emittenti trattano adeguatamente le questioni di governance e i potenziali conflitti di interesse nel contesto dei raggruppamenti di impresa.

gp@giovannellapolidoro.com

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[1] L’Uruguay ha legalizzato il possesso, la coltivazione e la vendita di cannabis e dei suoi derivati il 20 dicembre 2013. Il mercato della cannabis è governato da un ente governativo. In Canada, la cannabis medicinale era autorizzata dal 2001. Il governo ha legalizzato il consumo e la coltivazione di cannabis a uso ricreativo il 17 ottobre 2018. Negli Stati Uniti l’uso, la vendita, il possesso, la coltivazione o il trasporto di cannabis sono illegali a livello federale. Il governo ha tuttavia autorizzato gli Stati a legiferare sulla depenalizzazione della marijuana, per uso ricreativo o medico. Così 16 Stati (Alaska, Arizona, California, Colorado, South Dakota, Distretto di Columbia, Stato di Washington, Illinois, Maine, Massachusetts, Michigan, Montana, Nevada, New Jersey, Oregon e Vermont) hanno legalizzato la cannabis.

[2] Canadian Securities Administrators (CSA) e Canadian Securities Administrators (AVM) hanno adottato  l’avviso multilaterale : Avis 51-359 del personale delle ACVM «Aspettative nei confronti degli emittenti soggetti passivi del settore della cannabis sulla conformità delle informazioni sulla governance» del 12 novembre 2019.