La lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo (AML/CFT) è al centro delle preoccupazioni delle istituzioni finanziarie e sta spingendo i governi e le organizzazioni internazionali a cercare nuove soluzioni per combattere il crimine economico e finanziario, che mina l’economia legittima e minaccia la democrazia, la stabilità e la sicurezza degli Stati.
Le leggi antiriciclaggio sono apparse, per la prima volta, sulla scena mondiale poco dopo la creazione del gruppo speciale di esperti finanziari istituito presso l’OCSE. Fu al Summit de l’Arche – organizzato a Parigi nel luglio 1989 da Jacques Attali e dall’ambasciatore Loïc Hennekinne, all’epoca rispettivamente consigliere speciale e consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica, François Mitterrand – che i capi di Stato dei sette maggiori paesi industrializzati (G7), insieme al presidente della Commissione europea, decisero di istituire il Gruppo d’Azione Finanziaria (GAFI); un organismo intergovernativo incaricato di sviluppare misure legislative, normative e standards operativi per combattere il riciclaggio di denaro.
Alla fine degli anni ’80, la mondializzazione economica e finanziaria aveva raggiunto un punto mai visto dalla Seconda Guerra mondiale. Questa crescita, sostenuta da politiche volte a migliorare l’efficienza e la flessibilità delle economie occidentali, aveva facilitato la riduzione dei saldi esterni e promosso il commercio e gli investimenti internazionali.
Tuttavia – ed è questo il rovescio della medaglia – queste politiche hanno aperto delle brecce e prodotto effetti significativi spesso non desiderati. Ciò ha permesso alle reti criminali che operano a livello internazionale di moltiplicare le opportunità di atti criminali e di usare i mercati e gli scambi globali a proprio vantaggio.
Di fronte a questa situazione, la comunità internazionale ha deciso di reagire e di rafforzare la cooperazione tra i governi e le istituzioni finanziarie per combattere il riciclaggio del denaro sporco, prodotto dai traffici del crimine organizzato – traffico di droga e di materie prime, immigrazione e reti di lavoro illegale, prostituzione e traffico di esseri umani, traffico di armi e presa di ostaggi – e reintrodotto nei circuiti finanziari attraverso il sistema bancario.
Fin dalla sua creazione e negli anni successivi, il GAFI ha sviluppato una serie di raccomandazioni e ha sistematicamente identificato i paesi che non avevano un’adeguata legislazione sul riciclaggio di denaro[1]. Gli sforzi continui del GAFI hanno incoraggiato i paesi a prendere sul serio la minaccia di denaro sporco e a modificare la loro legislazione per limitare i rischi associati al riciclaggio di denaro[2].
Ci sono voluti però i terribili attacchi terroristici alle torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001 perché la comunità internazionale prenda coscienza della necessità di tracciare più efficacemente i movimenti di capitali destinati a finanziare atti terroristici.
Il GAFI ha quindi completato il corpo delle sue raccomandazioni con quelle, più specifiche e vincolanti, di tracciabilità che permettono di identificare il vero beneficiario del denaro e lo scopo della transazione. Nel 2012, le raccomandazioni antiriciclaggio e le raccomandazioni speciali antiterrorismo del GAFI sono state aggiornate e riunite in un quadro uniforme, composto da quaranta nuove raccomandazioni.
Gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi e del 14 luglio 2016 a Nizza, così come lo scandalo Panama Papers, hanno tuttavia dimostrato che gli sforzi devono continuare, poiché una parte della finanza ombra continua a sfuggire al controllo. E ciò ha spinto il GAFI a mettere in atto una nuova strategia per prendere in considerazione i rischi di riciclaggio di denaro associati all’uso di nuove tecnologie come, per esempio, le valute virtuali che assicurano l’anonimato e sfuggono alla vigilanza delle autorità.
Al ruolo fondamentale svolto, a livello internazionale, dal GAFI, occorre aggiungere il ruolo ugualmente importante svolto dall’Unione Europea che ha adottato diverse direttive antiriciclaggio, recepite da ciascuno degli Stati membri, contribuendo così alla creazione di regole e standard in materia di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo[3].
Il diritto europeo e le raccomandazioni del GAFI adottano un approccio basato sul rischio e impongono ormai l’obbligo di conoscere i clienti, in particolare le persone politicamente esposte (PEP) – cioè le persone che occupano o hanno occupato posizioni di alto livello – le transazioni finanziarie, di comprendere i movimenti finanziari, di vigilare, di controllare e di dichiarare, in caso di dubbio, l’origine dei fondi o la loro reale destinazione.
Il che obbliga non solo le imprese del settore bancario e assicurativo, ma anche i liberi professionisti (avvocati, notai, ecc.), le persone che trattano opere d’arte e antichità, i casinò, gli intermediari, i fornitori di servizi di pagamento e i fornitori di moneta elettronica online a conformarsi alle misure di vigilanza e di dichiarazione richieste.
In questo contesto, la compliance risponde a tali nuovi obblighi poiché impone un controllo permanente all’interno delle organizzazioni interessate finalizzato a perfezionare gli strumenti di conoscenza del profilo della clientela, affinare la cartografia dei rischi, rafforzare considerevolmente la formazione dei dipendenti e sensibilizzare i dirigenti sui rischi indotti dalle nuove forme di riciclaggio del denaro in modo che possano adattarsi, segnalare qualsiasi attività sospetta e quindi limitare i danni all’immagine e alla reputazione dell’impresa.
gp@giovannellapolidoro.com
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[1] Nel febbraio 2012, il GAFI ha completato una revisione approfondita dei suoi standard e ha pubblicato le raccomandazioni attualizzate. La revisione mira a rafforzare le garanzie internazionali e a migliorare la protezione dell’integrità del sistema finanziario, fornendo ai governi strumenti più solidi per agire contro il crimine finanziario. Le raccomandazioni riviste sono state estese per coprire nuove minacce come il finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa, chiarite su questioni di trasparenza e rafforzate su questioni di corruzione. Le 9 raccomandazioni speciali sul finanziamento del terrorismo sono state incorporate nelle misure antiriciclaggio. Il risultato sono norme rafforzate e chiarite.
[2] Attualmente, il GAFI è composto da 37 paesi membri, oltre a 2 organizzazioni regionali (Commissione europea e Consiglio di cooperazione del Golfo).
[3] In particolare, Direttiva (UE) 2015/849 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 maggio 2015, relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose o di finanziamento del terrorismo, che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga la direttiva 2005/60/CE del Parlamento europeo e Direttiva 2006/70/CE del Consiglio e della Commissione, e la direttiva (UE) n. 2018/843 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva (UE) 2015/849 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo e le direttive 2009/138/CE e 2013/36/UE.